Dall’investimento passivo al value investing
In due post del mese scorso, Cicli di mercato e rendimenti e Value investing o investimento passivo?, riflettevo sulle coordinate di fondo di questo blog, e cioè sui meriti e demeriti delle varie filosofie d’investimento. Investire è infatti, prima di tutto, un’attività intellettuale. Richiede l’elaborazione di un sistema di idee critico, non contraddittorio e operativamente efficace. Insomma, per ogni investitore, la messa a punto di una filosofia d’investimento viene prima di ogni altra cosa.
Vorrei qui sintetizzare, e forse chiarire, il senso di quei post, che è anche il senso della ricerca di questo blog.
Il primo passo dovrebbe essere il passaggio dall’attivismo confuso e irrazionale (comune a chi spontaneamente si affaccia ai mercati finanziari attratto dalla possibilità di arricchimento) alla comprensione dei meriti di una filosofia d’investimento passivo, che sono sostanzialmente la sua semplicità ed efficacia.
Investire imitando i mercati è un metodo che con poche accortezze può essere facilmente adottato da chiunque, e tra gli approcci agli investimenti accessibili a tutti è senz’altro quello che porta ai risultati migliori. Per chi affronta la sfida con i mercati come un processo d’apprendimento piuttosto che come un casinò (ed è lo spirito di questo blog), la filosofia d’investimento passivo è cioè una specie di “scuola dell’obbligo.”
Il secondo passo, una sorta di “università o scuola di specializzazione”, potrebbe essere il passaggio graduale dall’investimento passivo al value investing.
E’ possibile che esistano, o vengano scoperte, filosofie d’investimento superiori a quella centrata sul “valore.” Ma io non ne sono per ora a conoscenza.
Nella tradizione del value investing si sono affermati, negli ultimi 70 anni, molti tra i più grandi investitori: quelli, in particolare, che hanno dimostrato di saper fare meglio del mercato senza soffrire del cruciale limite di altri approcci, spesso più appariscenti e a tratti anche più brillanti: l’improvviso, a volte fatale, collasso.
Il value investing, per definizione, non è per tutti. E’ una filosofia e una pratica in qualche modo elitaria. Ma provarci, con la giusta cautela e modestia, è qualcosa che mi sento di incoraggiare, in me come negli altri. Tentare di educarsi a riconoscere e apprezzare il “valore” delle cose, negli investimenti come altrove, è uno scopo socialmente utile e razionale.
E’ noto il detto di Oscar Wilde, secondo cui “il cinico e’ una persona che conosce il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna.” Bene, il mio parere è che negli investimenti, come nella vita, il cinismo non paga.