Omaggio a Popper V
Concludo questo mio omaggio a Karl Popper con una raccolta di pensieri su temi vari, tra cui il linguaggio, il dovere della chiarezza, la tolleranza, la tradizione e il ruolo della chiesa:
“La lingua è una delle più importanti istituzioni della vita e la sua chiarezza è una condizione essenziale perché essa possa funzionare come mezzo di comunicazione razionale. Il suo uso per la comunicazione di emozioni è molto meno importante, perché possiamo comunicare una grande quantità di emozioni senza dire una parola.” (La società aperta e i suoi nemici)
“La ricerca della verità è possibile soltanto se parliamo chiaramente e semplicemente ed evitiamo tecnicismi e complicazioni non necessari. Dal mio punto di vista, mirare alla semplicità e alla chiarezza è un dovere morale degli intellettuali: la mancanza di chiarezza è un peccato e la pretenziosità un delitto. (Anche la brevità è importante, vista l’esplosione delle pubblicazioni, ma è meno urgente, ed è talora incompatibile con la chiarezza). (Conoscenza oggettiva)
“La tolleranza è necessaria conseguenza della convinzione di essere uomini fallibili: errare è umano, e tutti noi commettiamo continuamente errori. Perdoniamoci dunque l’un l’altro le nostre follie. Questo è il fondamento del diritto naturale.” (Alla ricerca di un mondo migliore)
“Le chiese hanno fatto troppa politica e si sono occupate troppo poco di chi cercava aiuto spirituale.” (Cercatori di verità)
“Si è spesso asserito che il razionalismo si pone in antitesi rispetto a ogni tradizione; ed è vero che il razionalismo si riserva di discutere criticamente ogni tradizione. Ma in ultima analisi il razionalismo stesso poggia sulla tradizione: sulla tradizione del pensiero critico, della libera discussione, del linguaggio semplice e chiaro e della libertà politica.” (Alla ricerca di un mondo migliore)
“Si dovrebbe comprendere chiaramente che possono esservi soltanto due atteggiamenti fondamentali nei confronti della tradizione. L’uno consiste nell’accettarla acriticamente, spesso senza neppure esserne consapevoli. […] L’altra alternativa è rappresentata da un atteggiamento critico, che può risolversi tanto nell’accettazione quanto nel rifiuto, o magari in un compromesso. In ogni caso dobbiamo essere a conoscenza di una certa tradizione, e averla compresa, prima di essere in grado di criticarla […] Ora, non penso che possiamo mai liberarci completamente dai vincoli della tradizione. Il cosiddetto processo di liberazione è in realtà soltanto il passaggio da una tradizione a un’altra. Siamo tuttavia in grado di liberarci dai tabù di una tradizione, e possiamo farlo non solo rifiutandola, ma anche accettandola criticamente. Ci liberiamo da un tabù se vi riflettiamo, e ci domandiamo consapevolmente se dobbiamo accettarlo o rifiutarlo. A questo scopo, dobbiamo innanzitutto avere con chiarezza davanti a noi una certa tradizione, e dobbiamo comprendere, da un punto di vista generale, quali possano esserne la funzione e il senso.” (Congetture e confutazioni)
“Per quanto rispetti la tradizione e sia consapevole della sua importanza, sono nello stesso tempo un seguace quasi ortodosso della non ortodossia: ritengo che l’ortodossia sia la morte della conoscenza, e ciò perché il progredire del sapere dipende interamente dall’esistenza del disaccordo. Certo, il disaccordo può portare allo scontro e anche alla violenza. E tale esito è, penso, profondamente negativo (aborro la violenza). E tuttavia, il disaccordo può anche condurre alla discussione, al ragionamento e alla reciproca critica. E tali cose sono, a mio avviso, di estrema importanza.” (Il mito della cornice)
“Il dato di fatto che la maggior parte delle fonti del nostro sapere poggia su tradizioni mostra che l’ostilità nei confronti della tradizione, l’antitradizionalismo, è privo di qualsiasi significato. Ma questa evidenza non può essere considerata supporto del tradizionalismo; perché nemmeno la più piccola parte del sapere tramandatoci (e perfino del nostro sapere innato) è immune dall’essere verificata criticamente e, eventualmente, eliminata. Ciò nonostante, senza la tradizione la conoscenza sarebbe impossibile.” (Alla ricerca di un mondo migliore)
“Possiamo giudicare la razionalità di un’azione soltanto in rapporto a dei fini.” (Congetture e confutazioni)
“Nell’interesse della pace, sono un avversario del cosiddetto movimento pacifista. Dobbiamo imparare dalle nostre esperienze; e già due volte il movimento pacifista ha contribuito a incoraggiare l’aggressore.” (Tutta la vita è risolvere problemi)
“Non credo nelle leggi storiche, e tantomeno a una legge di progresso. In realtà, sono convinto che ci è molto più facile regredire che progredire.” (Congetture e confutazioni)
“La storia termina con il presente giorno. Noi possiamo imparare da essa; il futuro, tuttavia, non è mai un prolungamento del passato, e nemmeno una sua estrapolazione. Il futuro non esiste ancora; ed esattamente qui sta la nostra grande responsabilità: che noi possiamo influenzare il futuro, che possiamo fare di tutto per renderlo migliore. A questo scopo dobbiamo far uso di tutto quello che abbiamo imparato dal passato; e una cosa molto importante che dovremmo avere imparato è di essere modesti.” (Tutta la vita è risolvere problemi)
“La nostra pedagogia consiste nel riversare sui fanciulli risposte senza che essi abbiano posto domande, e alle domande che pongono non si dà ascolto.” (Il futuro è aperto)
“Noi, per ragioni umanitarie, dobbiamo adoperarci perché nascano solo i bambini desiderati; e questo perché è crudele mettere al mondo un figlio non desiderato, cosa questa che porta tanto spesso alla violenza psicologica e anche fisica”. (Tutta la vita è risolvere problemi)
N.B.: le altre raccolte di pensieri di Popper sono qui: Omaggio a Popper I, Omaggio a Popper II, Omaggio a Popper III, Omaggio a Popper IV.
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