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Omaggio a Popper II

Vorrei proseguire questo omaggio a Karl Popper presentando una raccolta di suoi pensieri, che sono andato annotando nel corso degli anni. E’ una sollecitazione a tornare più spesso a leggere le opere di uno dei grandi maestri della cultura europea. Questo primo gruppo tocca i temi della razionalità, del dovere della critica, dell’individualismo e del passaggio alla società aperta.

“Come uno degli ultimi seguaci rimasti del Razionalismo e dell’Illuminismo, io credo all’autoemancipazione dell’uomo per mezzo della conoscenza.” (Tutta la vita è risolvere problemi)

“Un razionalista è semplicemente una persona a cui importa più di imparare che di avere ragione; che è pronto a imparare da altri, non semplicemente accettando l’opinione degli altri, ma piuttosto lasciando volentieri criticare le proprie idee da altri e criticando volentieri le idee altrui.” (Tutta la vita è risolvere problemi)

“Sono un razionalista e credo alla verità e alla ragione. E non significa che io credo all’onnipotenza della ragione umana. Un razionalista non è affatto, come asseriscono molti dei nostri oppositori antirazionalisti, un individuo che vorrebbe fare degli altri puri esseri razionali. Questo sarebbe sì estremamente irragionevole. Ogni uomo ragionevole, e perciò, spero, anche un razionalista, sa molto bene che la ragione può rivestire solo un ruolo ben modesto nella vita umana. E’ il ruolo della riflessione critica, della discussione critica. Ciò che intendo parlando di ragione e di razionalismo, non è altro che la convinzione che si possa imparare dalla critica – dalla discussione critica con gli altri e dall’autocritica.” (Alla ricerca di un mondo migliore)

“Un razionalista, nel senso in cui io uso il termine, è una persona che cerca di giungere alle risoluzioni mediante la discussione e, magari, in determinati casi, ricorrendo al compromesso, piuttosto che mediante la violenza. Egli, cioè, preferirebbe fallire nel convincere l’altro attraverso la discussione, piuttosto che riuscirvi ricorrendo alla forza, all’intimidazione, alle minacce, o anche alla propaganda persuasiva.” (Congetture e confutazioni)

“Il vero razionalista sarà sempre consapevole di quanto poco sa, e del semplice fatto che, qualsiasi facoltà critica o ragione possegga, egli ne è debitore ai rapporti intellettuali con gli altri. Sarà dunque portato a giudicare gli uomini fondamentalmente uguali, e a vedere nella ragione umana un legame che li unisce. La ragione per lui è esattamente il contrario di uno strumento di potere e di violenza: egli vede in essa un mezzo con cui sottomettere il potere e la violenza. (Congetture e confutazioni)

“Fa parte della grande tradizione del razionalismo occidentale combattere le nostre battaglie con le parole invece che con le spade. E’ questa la ragione per cui la civiltà occidentale è una società essenzialmente pluralistica, mentre fini sociali monolitici significherebbero la morte della libertà: della libertà di pensiero, della libera ricerca della verità e, con essa, della razionalità e della dignità dell’uomo.” (La società aperta e i suoi nemici)

“L’individualismo, unito con l’altruismo, è diventato la base della nostra civiltà occidentale. Esso è la dottrina centrale del Cristianesimo (‘ama il prossimo tuo’, dice la Scrittura, non ‘ama la tua tribù’) ed è il nucleo vivo di tutte le dottrine etiche che sono scaturite dalla nostra civiltà e l’hanno alimentata. Esso è anche, per esempio, la dottrina etica centrale di Kant (‘devi sempre riconoscere che gli individui umani sono fini e che non devi mai usarli come meri mezzi ai tuoi fini’). Non c’è alcun altro pensiero che abbia avuto tanta influenza nello sviluppo morale dell’uomo.” (La società aperta e i suoi nemici)

“L’invenzione del metodo critico non sarebbe stata possibile senza lo scontro tra culture”. (Il mito della cornice)

“Facciamo progressi perché (e soltanto se) siamo disposti a imparare dai nostri sbagli, ossia a riconoscere i nostri errori e, invece d’insistere in essi dogmaticamente, a utilizzarli con giudizio critico” (Miseria dello storicismo)

“Gli organismi evolvono per prove ed errori, e i loro tentativi sbagliati – le loro mutazioni sbagliate – vengono eliminati, in genere, attraverso l’eliminazione dell’organismo che è ‘portatore’ dell’errore. E’ una componente della mia epistemologia che, nell’uomo, attraverso l’evoluzione di un linguaggio descrittivo e argomentativo, le forme di tale processo siano radicalmente cambiate. L’uomo ha raggiunto la possibilità di adottare un atteggiamento critico nei confronti dei propri tentativi provvisori, delle proprie teorie. Tali teorie non fanno più parte del suo organismo o del suo sistema genetico. Le si può esporre in libri e giornali. Ed è possibile discuterle criticamente e dimostrarle sbagliate senza uccidere gli autori o bruciare i libri – senza distruggere i ‘portatori’. In questo modo, giungiamo a una nuova fondamentale possibilità: i nostri tentativi, le nostre ipotesi provvisorie, possono essere eliminati criticamente dalla discussione razionale, senza eliminare noi stessi. […] Se si instaurasse il metodo della discussione critica e razionale, allora l’uso della violenza diventerebbe obsoleto. La ragione critica è infatti la sola alternativa alla violenza fino ad ora scoperta. E’ un dovere scontato di tutti gli intellettuali lavorare per questa rivoluzione, per la sostituzione della funzione eliminatoria della violenza con la funzione eliminatoria della critica razionale.” (Il mito della cornice)

“Considero l’approccio critico come un dovere. Ogni altro atteggiamento è megalomane e irresponsabile, anche se ispirato dalle migliori intenzioni.” (Miseria dello storicismo)

“I Greci per noi dettero inizio a quella grande rivoluzione che, a quanto pare, è ancora ai suoi inizi: il passaggio dalla società chiusa alla società aperta. […] La nascita della stessa filosofia può essere interpretata, a mio avviso, come una risposta alla dissoluzione della società chiusa e delle sue credenze magiche. Essa è il tentativo di sostituire una fede razionale alla perduta fede magica; essa modifica la tradizione di tramandare una teoria o un mito fondando una nuova tradizione: la tradizione cioè di sfidare le teorie e i miti e di discuterli criticamente.” (La società aperta e i suoi nemici)

“Noi possiamo ritornare allo stato ferino. Ma se vogliamo restare umani, ebbene, allora, c’è una strada sola da percorrere: la via che porta alla società aperta. Noi dobbiamo procedere verso l’ignoto, l’incertezza e l’insicurezza, usando quel po’ di ragione che abbiamo per realizzare nella migliore maniera possibile entrambi questi fini: la sicurezza e la libertà.” (La società aperta e i suoi nemici)

N.B.: le altre raccolte di pensieri di Popper sono qui: Omaggio a Popper IOmaggio a Popper IIIOmaggio a Popper IV, Omaggio a Popper V.

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4 pensieri su “Omaggio a Popper II

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