Food for thought
Quelli che seguono sono i link a un po’ di articoli che ho letto nel corso dell’ultima settimana e che mi sembra interessante proporre ai lettori del blog. Visto che i testi non sono in italiano, ho aggiunto dei brevi sommari. Il tono complessivo, come si vedrà, è improntato a un certo pessimismo. Il collasso del mercato Usa della casa, il boom dei prezzi del petrolio e delle materie prime in genere e i pericoli d’inflazione, in particolare nei paesi emergenti, sono i motivi di preoccupazione in primo piano.
Nel campo degli ottimisti resta schierata la gran parte degli strategist delle banche d’investimento, sull’affidabilità delle cui previsioni, purtroppo, non c’è da farsi soverchie illusioni.
Gli strategist, ottimisti ma non troppo
Il blog di Bespoke Investment Group riporta in una tabella (vedi sotto) gli ultimi aggiornamenti dei target di prezzo per l’indice S&P 500 indicati dagli strategist delle principali banche d’affari. Rispetto a inizio anno, quando il target medio era di 1.632 punti entro fine 2008, l’ottimismo si è un po’ attenuato. La previsione di consenso si ferma ora a 1.519 punti, pari a un incremento del 10% circa rispetto ai valori attuali.
Ne prendo nota non perché pensi che questi obiettivi di prezzo siano dei riferimenti utili per gli investitori. Al contrario, mi aspetto di essere in grado a fine anno di fare ritorno a questo post per prendere atto di quanto fossero infondati.
Il settore finanziario perde la leadership dell’S&P 500
Riferisce un articolo di Bloomberg che dopo un crollo del 31% dalla fine del 2006 il settore finanziario ha cessato la scorsa settimana di essere il primo per capitalizzazione dell’indice S&P 500. E’ stato infatti superato dal comparto tecnologico. Entrambi i settori rappresentano poco più del 16% dell’indice di mercato. Terzo per importanza, con poco meno del 15%, è il comparto energetico.
I finanziari erano diventati il primo settore del mercato americano alla fine del 1995, quando avevano rimpiazzato al vertice i beni di consumo. Erano stati temporaneamente superati dai tecnologici negli anni della bolla del Nasdaq ma avevano riconquistato la leadership dal 2002.
E’ tornata l’inflazione
In un articolo titolato Inflation’s back, l’Economist riporta come due terzi dei paesi del mondo si troveranno nei prossimi mesi a convivere con tassi d’inflazione a due cifre. La causa immediata sono i continui rialzi dei prezzi del petrolio e delle materie prime alimentari. Ma il problema ha radici più profonde che rischiano di ricreare una situazione di crisi come quella degli anni ’70.
L’ancoraggio al dollaro di molti paesi emergenti li costringe a imitare la politica monetaria espansiva della Federal Reserve. Questo mix di basso costo del denaro negli Usa e tassi di cambio rigidi nei paesi emergenti è un cocktail pericoloso.
A livello globale – riferisce l’Economist – i tassi d’interesse reali sono oggi negativi. La politica monetaria non è mai stata così espansiva dagli anni ’70. Ma se i bassi tassi d’interesse possono essere giustificati per l’America, che è sull’orlo di una recessione, non lo sono affatto per le economie di molti paesi emergenti che operano al limite della loro capacità produttiva e già da tempo si stanno surriscaldando.
Con l’inflazione in aumento un po’ dovunque, il pericolo è che si muovano al rialzo le aspettative facendo da innesco a viziose spirali prezzi-salari. A quel punto un hard landing, ovvero un atterraggio duro per l’economia globale diventerebbe difficile da evitare.
Recessione negli Usa? Per Buffett sarà lunga e profonda
In giro per l’Europa a caccia di opportunità d’investimento, Warren Buffett parla con Spiegel Online e dichiara che, in America, la recessione “sarà più profonda e durerà più a lungo di quanto molti si aspettano.” I banchieri, dice riferendosi allo scoppio della bolla immobiliare e del credito, avevano preparato una “pozione avvelenata”, di quelle che normalmente amano vendere agli altri. Ma si sono trovati a doverla bere loro stessi.
Il crollo senza fine dei prezzi delle case
In un discorso tenuto a Vancouver il 13 maggio Janet Yellen, presidente della Federal Reserve di San Francisco, ha fatto a pezzi le illusioni di quanti vagheggiano una prossima stabilizzazione del mercato della casa americano. “Gli indicatori – ha detto – puntano al ribasso.”
Le scorte di case invendute sono così elevate che non consentono di sperare in una ripresa a breve dell’attività di costruzione. Nonostante il sensibile calo dei prezzi (primo grafico qui sotto) – causa principale dell’impennata nella percentuale di mutui in sofferenza (secondo grafico qui sotto) – i contratti future e il rapporto ancora molto alto tra prezzi e affitti (terzo grafico qui sotto) inducono a pensare che la discesa delle quotazioni è destinata a durare a lungo, almeno fino al 2009 inoltrato.
(i grafici sono a cura della Federal Reserve di San Francisco)
Trichet avverte che gli shock economici non sono finiti
In un’intervista al Wall Street Journal, il presidente della BCE Jean Claude Trichet sostiene che “l’accumulazione di shock” risultanti dalla crisi del credito e dall’aumento dei prezzi del petrolio e delle materie prime alimentari “chiaramente non è finita”.
Bravo, complimenti ! Ben curato e… neutral, che è la cosa più importante (secondo me). Con simpatia
Ringrazio dei complimenti. Vorrei fare in modo che questa raccolta, magari un po’ più ricca, diventasse un appuntamento abituale del weekend, una personale rassegna degli articoli che hanno suscitato il mio interesse nel corso della settimana. Vedremo…
Giuseppe B.
Ottimo lavoro!!!
che fortuna avere gente preparata e disponibile a mettere a disposizione di tutti il proprio sapere.
Per quello che può contare,non La perderò di vista,insieme agli altri suoi colleghi bloggers di IO e icebergfinanza.
Ancora complimenti
Stringato ed efficace. Veramente bravo.
Ringrazio di cuore anche Rob e paolo41.
Giuseppe B.
Buongiorno, vorrei dare il mio punto di vista in relazione agli argomenti trattati:
1) target di prezzo per l’indice S&P 500 indicati dagli strategist delle principali banche d’affari: ma quando mai ci azzeccano? anzi di solito danno indicazioni inverse al loro portafoglio reale, hanno bisogno di compratori/venditori e non divulgano gratis informazioni utili se non forviate ad arte.
2) Il settore finanziario perde la leadership dell’S&P 500: questo è un dato più che altro statistico, ai fini pratici nn ha nessuna valenza. Vi ricordate quando tiscali capitalizzava di più della fiat? il dato anomalo era la valutazione eccessiva del titolo e non il suo successivo ridimensionamento.
3) E’ tornata l’inflazione: ma quando mai era scomparsa? comunque magari ci fosse l’inflazione sarebbe un buon segnale, direi che dovremmo preoccuparci della stagflazione, agflazione, ecc ecc
4) Il crollo senza fine dei prezzi delle case: dopo un aumento senza fine di solito la bolla scoppia, dunque nemmeno qui ci vedo nulla di strano soprattutto quando i prezzi sono stati pompati artificiosamente dalla speculazione.
5) Trichet avverte che gli shock economici non sono finiti: e mai finiranno, questa frase ha un valore lapalissiano, dunque nuovamente conta zero e non stupisce.
Ringrazio per lo spazio espressivo concessomi.