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Fondi chiusi e spirito dell’illuminismo

La riforma della previdenza complementare parte segnata da (almeno) due vizi che, in Italia, sono troppo comuni per essere casuali: l’insufficiente riconoscimento della libertà individuale e il difetto di concorrenza. Come ben argomenta Andrea Moro in un articolo pubblicato su La Voce , i fondi negoziali o chiusi, uno dei pilastri della riforma, sono troppo chiusi a causa dei vincoli imposti dagli accordi tra le parti sociali alla contribuzione del datore di lavoro.

Il risultato è che viene di fatto limitata la libertà di scelta del lavoratore e ridotta la concorrenzialità del sistema dei fondi previdenziali, con prevedibili ricadute negative su costi e rendimenti a danno degli interessi del lavoratore stesso.

La previdenza complementare è un capitolo importante dell’organizzazione socio-economica del nostro paese. E valori come la libertà individuale e la concorrenza, senza i quali non ci può essere civiltà politica e libertà ed efficienza economica, dovrebbero essere sacri.

Perché, in scelte così importanti, sbagliamo tanto di frequente?

La sindrome della tutela

Penso che soffriamo della sindrome della tutela. C’è sempre qualcuno – stato, chiesa, partiti, sindacati (come nel caso dei fondi chiusi), ordini professionali, associazioni di categoria – che deve tutelare gli individui, spesso ben al di là o addirittura contro i loro interessi e comunque esigendo dazi salati per il suo intervento.

Se questo accade senza suscitare sollevazioni di popolo, ma incontrando al massimo l’inconsistente diaframma del malcontento generale, è perché noi italiani siamo in genere – almeno così mi pare – degli occidentali male adattati.

Mi spiego. Capaci di adattamento gli italiani lo sono istintivamente, atavicamente, per aver imparato a sopravvivere, nel corso della loro storia millenaria, sotto molti padroni. Ma al mondo occidentale, come si è venuto formando negli ultimi tre secoli, ci siamo avvicinati stentatamente, senza capirne e interiorizzarne appieno i valori.

I valori dell’occidente

I valori dell’occidente sono quelli della dichiarazione americana d’indipendenza, quelli della rivoluzione francese, in una parola quelli dell’illuminismo. Ma l’illuminismo da noi non ha mai messo davvero radici. Ci siamo tenuti al passo coi tempi come abbiamo potuto, ma non l’abbiamo compreso.

C’è un libro che ho letto di recente con enorme piacere. E’ agevole nella sua profondità, è breve (120 pagine), è una lezione magistrale sui valori dell’occidente: si tratta de Lo spirito dell’illuminismo, di Tzvetan Todorov.

Non so se nelle scuole italiane esista ancora l’educazione civica (ai miei tempi era prevista, ma l’ho dovuta fare da me). Se esiste, il mio consiglio è che si adotti, tra i libri di testo, anche quello di Todorov.

Siccome, però, ho motivo di ritenere che non sarò ascoltato, voglio approfittare dello stimolo suscitato dalla lettura dell’articolo di Moro per riportare qui di seguito alcuni passi tratti dal primo capitolo e dalla conclusione del libro, dove Todorov riassume gli aspetti salienti del progetto illuministico. Si capirà forse un po’ meglio perché i fondi chiusi, né più né meno di tanti altri argini e sbarramenti, protezioni e catenacci, gabbie e serragli del nostro paese, siano, a ben vedere, oltraggiosi (e intendo per oltraggio, come suggerisce il dizionario De Mauro, l’offesa grave di principi e valori).

Lo spirito dell’illuminismo

“[…] Tre sono le idee alla base del progetto (dell’illuminismo): l’autonomia, la finalità umana delle nostre azioni e in ultimo l’universalità. Cerchiamo di spiegarci meglio.”“Il primo aspetto essenziale di questo movimento consiste nel privilegiare ciò che ciascuno sceglie e decide in autonomia, a detrimento di quanto ci viene imposto da un’autorità esterna.”“Tale preferenza comporta due aspetti, l’uno critico e l’altro costruttivo: bisogna sottrarsi a ogni forma di tutela imposta agli uomini dall’esterno e lasciarsi guidare dalle leggi, norme e regole volute dagli stessi individui ai quali esse si rivolgono.”

Emancipazione e autonomia sono i termini che indicano le due fasi, altrettanto indispensabili, di un medesimo processo. Per potervisi dedicare bisogna disporre di una completa libertà di analizzare, discutere, criticare, dubitare: non esistono più dogmi o istituzioni intoccabili.”

“Una conseguenza indiretta, ma decisiva, di questa scelta è il vincolo imposto alle caratteristiche di ogni forma di autorità: deve essere della stessa natura degli uomini, vale a dire naturale e non soprannaturale.” […]

“[…] La religione esce dallo stato senza per questo abbandonare l’individuo.”[…] “L’osservazione e la descrizione delle confessioni professate nel mondo intero, alle quali si dedicano gli illuministi, hanno lo scopo non di rifiutare le religioni, ma di condurre a un atteggiamento di tolleranza e alla difesa della libertà di coscienza.”

“La prima autonomia a essere conquistata è quella della conoscenza. Essa prende le mosse dal principio che nessuna autorità, a prescindere dalla solidità e dal prestigio di cui possa godere, è al riparo dalle critiche. La conoscenza ha solo due fonti, la ragione e l’esperienza, entrambe alla portata di tutti.” […]“La liberazione della conoscenza apre la via maestra che conduce al pieno sviluppo della scienza.” […]

“I promotori di questa nuova corrente di pensiero vorrebbero diffondere i lumi ovunque […] Essi favoriranno, dunque, l’educazione in tutte le sue forme […] e la diffusione del sapere […].”

“Il principio di autonomia cambia radicalmente tanto la vita dell’individuo quanto quella delle società. La lotta per la libertà di coscienza, che consente a ciascuno di scegliere la propria religione […] si trasforma in esigenza di libertà d’opinione, d’espressione, di pubblicazione”.

“[…] L’esigenza d’autonomia trasforma le società politiche ancora più profondamente; prolunga e porta a compimento la separazione fra temporale e spirituale.” […] “Questa esigenza conduce a due principi. Il primo è quello della sovranità, principio di antica data, ma che riceve qui un nuovo contenuto: la fonte di ogni potere risiede nel popolo e nulla è superiore alla volontà generale.”

“Il secondo è quello della libertà dell’individuo di fronte a ogni potere di stato, legittimo o illegittimo, nei limiti di una sfera a lui propria; per garantire questa libertà si presta grande attenzione al pluralismo e all’equilibrio dei diversi poteri. In ogni occasione si assiste alla separazione del potere teologico da quello politico: quest’ultimo si organizza ormai in funzione di criteri propri.”

“Tutti i settori della società tendono a divenire laici […]. “La volontà dell’individuo, come quella delle comunità, si è emancipata dalle tutele di un tempo; ciò significa che ormai è completamente libera, che non ha più alcun limite? No: lo spirito dell’illuminismo non si riduce alla sola esigenza di autonomia, ma fornisce i propri strumenti di controllo.”

“Il primo riguarda la finalità delle azioni umane liberate, che a sua volta scende in terra: non più Dio come obiettivo, ma gli uomini. In questo senso l’illuminismo è un umanesimo o, se vogliamo, un antropocentrismo.” […] “A prescindere da ciò che accadrà della vita nell’aldilà, l’uomo deve dare un significato alla propria esistenza terrena. La ricerca della felicità prende il posto di quella della salvezza. Perfino lo stato non si pone al servizio di un disegno divino e ha come obiettivo il benessere dei propri cittadini.”

[…] “La seconda restrizione che colpisce la libera azione degli individui come comunità consiste nell’affermare che tutti gli essere umani, in ragione della loro stessa natura di uomini, possiedono diritti inalienabili.” […]

“Ogni individuo ha diritto alla vita; perciò la pena di morte è illegittima, anche quando punisce un criminale che ha ucciso: se l’assassinio privato è un crimine, come potrebbe non essere tale quello pubblico?”

“Ogni individuo ha diritto all’integrità della persona; perciò la tortura è illegittima, anche quando viene praticata in nome della ragion di stato. L’appartenenza al genere umano, all’umanità intera è ancora più importante dell’appartenenza all’una o all’altra società.”

“L’esercizio della libertà è dunque limitato dall’esigenza dell’universalità e il sacro, che ha lasciato i dogmi e le reliquie, si incarna ormai in questi ‘diritti dell’uomo’ nuovamente riconosciuti.”

“Se tutti gli esseri umani possiedono un insieme di diritti identici, ne consegue che sono uguali tra loro di diritto: la richiesta di uguaglianza deriva dall’universalità.”

“Essa consente di dare inizio a lotte che durano ancora ai giorni nostri: le donne devono essere uguali agli uomini di fronte alla legge; la schiavitù deve essere abolita, perché l’alienazione della libertà di un essere umano non può mai essere legittima; i poveri, quelli che non hanno voce in capitolo, gli emarginati, devono essere riconosciuti nella loro dignità e i bambini percepiti come individui.”[…]

“[…] ‘Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E’ questo il motto dell’illuminismo,’ dirà alla fine del secolo Kant (nell’immagine in alto). ‘La massima di pensare da sé identifica l’illuminismo.’ […]

Così conclude Todorov:

“La ragione dell’attualità (dell’illuminismo) è duplice: siamo tutti figli dell’illuminismo, anche quando lo attacchiamo; allo stesso tempo, i mali combattuti da questo spirito si sono rivelati più resistenti di quanto non immaginassero gli uomini del XVIII secolo; da allora questi mali sono addirittura aumentati.”

“Gli avversari tradizionali dell’illuminismo – oscurantismo, autorità arbitraria, fanatismo – sono come le teste dell’idra che rispuntano non appena vengono tagliate, perché attingono la loro forza dalle caratteristiche degli uomini e delle loro società, altrettanto impossibili da sradicare come il desiderio di autonomia e di dialogo.”

“Gli uomini hanno bisogno tanto di sicurezza e di consolazione quanto di libertà e di verità; preferiscono difendere i membri del gruppo piuttosto che aderire ai valori universali; e il desiderio di potere, che stimola all’uso della forza, non è meno caratteristico della specie umana di quanto non sia l’argomentazione razionale.”

“A ciò si sono aggiunte le deviazioni moderne dalle conquiste dell’illuminismo, che portano il nome di scientismo, individualismo, dissacrazione radicale, perdita di significato, relativismo generalizzato…”

“Se nutriamo il timore che questi attacchi non avranno mai fine, è ancora più necessario tenere vivo lo spirito illuminista. L’età della maturità, che gli autori del passato si auguravano di raggiungere, non sembra appartenere al destino dell’umanità, condannata a cercare, piuttosto che a possedere, la verità.”

“Quando veniva chiesto a Kant se si viveva già l’età dell’illuminismo, un’età veramente illuminata, egli rispondeva: ‘No, bensì un’età in via di illuminazione.’ L’invito rivolto alla nostra specie sarebbe quello di ricominciare tutti i giorni questa impresa, ben sapendo che non vedrà mai la fine.”

(Le sottolineature sono mie)

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