Per una politica meno barocca
Fu Luigi Barzini, nel suo magnifico libro “Gli Italiani”, a parlare del carattere “perennemente barocco” delle vicende patrie degli ultimi quattro secoli: “inutilmente complicate, oziose, capricciose ed eccentriche.” Il barocco cui si riferiva Barzini era quello definito da Benedetto Croce come “ricerca dell’inaspettato e dello stupefacente”, uno stile non a caso elevato alle sue massime espressioni proprio da noi italiani – “lodati come popolo d’artisti, ma a volte disprezzati come ciarlatani e clown”.
Barzini scriveva nel 1964. E non saprei dire quanto l’Italia e gli italiani siano cambiati negli oltre 40 anni trascorsi da allora. Certamente, i tratti dell’inutile complicazione, dell’oziosità e della capricciosa eccentricità mi sembrano ancora adatti a descrivere la politica nazionale, da 15 anni intenta a elaborare fantasiose riforme istituzionali e a smontare e rimontare un fantasmagorico puzzle partitico, ma sempre parca di innovazioni di sostanza, che tengano conto dell’accelerato cammino della storia al di fuori dei nostri confini.
Per fortuna, parlare di politica in termini barocchi non è inevitabile, non è necessario. E un piccolo ma gustoso esempio si può trovare nel World’s Smallest Political Quiz.
Il puntino rosso sono io:
P.S.: Chi farà il quiz vedrà che le domande sono organizzate in due semplici serie, una relativa al grado di libertà personale, l’altra al grado di libertà economica. La risultante matrice viene divisa in quattro aree, che riflettono gli atteggiamenti di fondo nei riguardi della politica: destra, sinistra; libertario, statalista. E per chi converge al centro, c’è la residuale area centrista. Tutto qua: semplice, razionale, pratico, efficace. La mia convinzione è che se in politica, come negli investimenti, si perseguisse il semplice e il razionale, piuttosto che “l’inaspettato e lo stupefacente”, i risultati sarebbero migliori.