l'Investitore Accorto

Per capire i mercati finanziari e imparare a investire dai grandi maestri

Il ’29 e noi: Bear market a confronto

Si va dicendo: questa è la più brutta crisi da una generazione e forse del dopoguerra. Insomma, la più profonda crisi dal ’29 e dalla Depressione degli anni ‘30. E anzi, una crisi che ricorda proprio il ’29, sperando – beninteso – che non finisca per esserne addirittura peggio.

Ora, mettiamo un freno all’ansia. Ma davvero sta succedendo “un ventinove”?

In situazioni di incertezza, di fronte ad eventi nuovi, complessi e difficili da valutare, il ricorso a stereotipi è una scappatoia diffusa. Ma ci aiuta a capire? C’è da dubitarne. Più spesso ci induce in errore, congelando le nostre facoltà critiche in confronti superficiali e inadeguati.

Sappiamo, per fare un esempio e continuare a dare dei numeri, che fine ha fatto l’espressione “è successo un quarantotto.” Abusato nel tempo, il suo significato si è diluito fino a ridursi a indicare, nella massima vaghezza, una situazione di grande confusione. A pochi viene fatto di pensare al 1848, al Manifesto di Marx e Engels e alla Giovine Italia di Mazzini, alla cacciata di sovrani e governanti – da Luigi Filippo a Metternich al Papa Pio IX -, ai moti insurrezionali e alle battaglie – le cinque giornate di Milano, e poi Goito, Pastrengo, Custoza -, infine al sovvertimento di ordini costituzionali e alla proclamazione di repubbliche – a Venezia, a Firenze, a Roma.

Parlare di “ventinove” – così come, per un secolo e mezzo, si è parlato di “quarantotto” – dà sfogo alle nostre preoccupazioni, paralizza le nostre capacità di giudizio nella contemplazione di cupi scenari, ma non ci aiuta a comprendere.

Cercherò in un altro post di analizzare, con un minimo di dettaglio, perché abbia poco senso confrontare la realtà di oggi con il ’29 e con la Depressione degli anni ‘30, un’epoca in cui le banche centrali vennero meno al loro ruolo di prestatori di ultima istanza e i governi affrontarono la crisi ricorrendo alla “virtù” suicida del pareggio di bilancio e all’arma altrettanto suicida delle politiche protezionistiche. Se ne dovrebbe tenere conto quando si osservano – con un tuffo al cuore – grafici come i seguenti, che stanno avendo una larga diffusione e che traggo dal sito dshort.com.

Il primo mette a confronto i quattro peggiori bear market azionari americani: quello del ’29-‘32 (indice Dow Jones), l’attuale (indice S&P 500) e quelli del ’73-’74 (indice S&P 500) e del 2000-2002 (indice S&P 500).

Il secondo mette a confronto l’attuale bear market con tre “mega” bear market azionari, i peggiori della storia: quello del ’29-’32, quello del Nikkei dall’’89 al 2000 e infine quello del Nasdaq dal 2000 a oggi.

Se, come ho detto, i raffronti con la Depressione degli anni ’30 sono – almeno per ora – del tutto fuori luogo, quando si guarda al Nikkei e al Nasdaq bisogna tenere conto del fattore valutativo. Quei bear market partirono da condizioni di sopravvalutazione senza precedenti, non paragonabili a quella da cui ha preso avvio il crollo attuale. Nel caso del Giappone, alle valutazioni stratosferiche si unirono l’inazione e gli errori dei governanti, che condannarono il paese a un decennio di depressione e deflazione.

Sono errori ripetibili? Sì, anche se niente induce per ora a pensarlo se si guarda in concreto alle decisioni che governi e banche centrali stanno prendendo: manovre fiscali espansive, drastici tagli dei tassi, garanzie a salvaguardia della stabilità delle banche e dei sistemi finanziari e attivo intervento per la ripresa della normale attività di credito. Non basterà di certo a rendere indolore l’attuale crisi, ma dovrebbe bastare ad assicurarne un esito diverso da quelli estremi che i grafici ci hanno presentato.

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19 pensieri su “Il ’29 e noi: Bear market a confronto

  1. Raffronto magistrale tra storie che sono e – salvo guerre nucleari o asteroidi impazziti – rimarranno diverse.
    Complimenti

  2. Mink in ha detto:

    18 ottobre 2008, data di scrittura di questo post:
    http://investitoreaccorto.investireoggi.it/punto-di-svolta.html

    SPMIB > 21645

    oggi mentre scrivo

    SPMIB > 17800

    – 17% circa

    pianisti, scendete dal Titanic prima che affondi

  3. 2 – Proprio nel link che hai postato, leggo:
    “..ciò ha voluto dire e vorrà dire acquistare azioni.
    Ne ho comprate per ora in misura prudenziale, facendo salire la quota azionaria al 40% circa del mio portafoglio di attività finanziarie: per me vuol dire restare comunque, per il momento, alquanto sottopesato nei confronti di questa classe di attivo.”
    Mi sembra un ragionamento corretto – accompagnato da tutte le altre argomentazioni – da parte di un investitore maturo e consapevole.
    Che purtroppo non ha bisogno di un promotore finanziario.
    Un ulteriore 18% di perdita ci stava, recuperare un 21% dalle quotazioni attuali non mi sembra proibitivo in un’ottica di medio.
    Se poi scende ancora, diciamo ancora 20 ? 30 ? scrivi pure quel che vuoi tu, mi sembra che le cartucce per arrotondare la quota di azioni le abbia ancora, no ?
    Si chiama asset allocation tattica e la trovo corretta per un investitore evoluto.
    Ma se tu fai parte di guru, mi sa che non ci intendiamo

  4. “dei guru”, chiedo scusa

  5. mercury in ha detto:

    Dott. Bertoncello, ho letto questo articolo e mi piacerebbe sapere cosa ne pensa :

    Fonte : http://www.movisol.org/08news295.htm

    4 dicembre 2008 (MoviSol) – Dal 21 al 24 novembre, il governo USA ha accelerato la spinta iperinflazionistica con una serie di decisioni che hanno spinto Lyndon LaRouche ad usare l’epiteto di “maledetti pazzi”, rivolto al ministro del Tesoro Paulson e agli altri responsabili della politica finanziaria statunitense. L’economista americano ha ripetuto che l’unica soluzione è quella di “sottoporre le banche ad una procedura fallimentare protetta dal governo”, a cominciare da quella che era la più grande banca del mondo, Citibank.

    Invece, il 23 novembre è stato annunciato un piano per rifinanziare il debito speculativo di Citigroup con 270 miliardi di dollari, di cui 20 di provenienza TARP (il cosiddetto Fondo Paulson) per l’acquisto di azioni, e 250 di garanzie del Tesoro, della Fed e del FDIC, il fondo statale di garanzia dei depositi, per le perdite potenziali sui 306 miliardi del portafoglio prestiti, cartolarizzazioni e derivati. Il tutto in aggiunta ai 25 miliardi già elargiti dal TARP a Citigroup.

    Tutto ciò è folle, ha affermato LaRouche. “La politica deve essere quella di applicare a Citibank e altre banche la procedura fallimentare che protegge le funzioni bancarie ordinarie, il che significa congelare tutti i debiti relativi agli investimenti speculativi che vanno sotto il nome di derivati. Niente salvataggio per i derivati! Congeliamoli!”.

    La Citibank, il ramo bancario di Citigroup, non è più in bancarotta delle altre banche internazionali, ma forzando la mano al governo USA, gli interessi finanziari alleati alla City di Londra lo spingono a intrappolarsi nella politica dei salvataggi con intrinseco meccanismo iperinflazionistico. Tra i protagonisti degli attacchi speculativi contro Citigroup negli ultimi mesi spiccano, tra gli altri, la Hong-Kong and Shangai Banking Corporation (HSBC) e la JP Morgan Chase, rispettivamente la principale banca britannica e la roccaforte della City a Wall Street.

    Trasferendo le perdite delle banche sul bilancio statale, gli USA e gli altri governi che abboccano all’esca saranno costretti prima o poi a monetizzare il debito che per forza di cose non troverà più mercato. In altre parole, si troveranno nella stessa situazione della Germania di Weimar nel 1922: stampare denaro per evitare l’insolvenza. C’è motivo di ritenere che la City di Londra spinga consapevolmente in questa direzione, per bruciare il debito in una spirale iperinflazionistica. Ambienti legati a George Soros e alla HSBC hanno mandato segnali espliciti in tal senso (cfr. EIR Strategic Alert n. 48). Solo che l’incendio distruggerà l’economia mondiale!

    Il salvataggio di Citibank è stato preceduto e accompagnato da altre misure che hanno aumentato di 3 mila miliardi di dollari il monte finora impegnato nel salvataggio globale. Gli sportelli per la liquidità d’emergenza e le altre misure adottate dal dicembre 2007, partendo da 40 miliardi di dollari, sono cresciute fino a 8 mila miliardi in termini di prestiti, garanzie e acquisti dello stato o della Fed. I vari sportelli aperti in successione sempre più rapida sono tanti e tali che è difficile tenere il conto.

    Il 21 novembre la Federal Deposit Insurance Corporation, il fondo di garanzia dei depositi creato da Roosevelt e oggi abusato dal governo USA per i suoi schemi di salvataggio, ha annunciato che in seguito alla constatazione di “un rischio sistemico” da parte del ministro del Tesoro Paulson, avrebbe iniziato ad assicurare i nuovi titoli di debito emessi dalle banche, e avrebbe fornito il 100% di garanzia per i depositi interbancari su conti non fruttiferi. La FDIC garantirà fino a 1400 mila miliardi di nuovi debiti per permettere alle banche di ottenere crediti. Nei prossimi due anni le banche dovranno rifinanziare circa 386 miliardi di obbligazioni, a fronte di massicce perdite previste. L’espansione della garanzia sui depositi potrebbe costare alla FDIC altri 500 miliardi di dollari, portando il costo potenziale delle due misure a quasi 2 mila miliardi. Tutto ciò in una situazione in cui i fallimenti bancari aumentano e la FDIC si ritrova con appena 35 miliardi nelle casse (in data 30 settembre).

    L’ultimo atto di questa commedia folle c’è stato il 25 novembre, con l’annuncio di 800 miliardi della Fed per acquisti di cartolarizzazioni immobiliari e titoli emessi da Fannie Mae, Freddie Mac e altre banche. La crescente frequenza con cui questi schemi di salvataggio vengono approntati è in se stessa indicatrice dell’accelerazione del collasso della bolla mondiale dei derivati e delle cartolarizzazioni cresciute per soddisfare la fame dei derivati, che ammonta a milioni di miliardi di dollari. Come ha detto LaRouche, “voi, maledetti idioti, dovete sottoporre questa cosa a procedura fallimentare. Non c’è abbastanza denaro nell’universo per pagare questo conto!”.

  6. MarcoDC in ha detto:

    Ciao,
    io penso che si stiano mischiando due modi diversi di pensare agli investimenti di borsa; il primo che esprime Mink e molti altri che leggo qui e in giro si basa sostanzialmente su un portafoglio completamente tattico, su una strategia di breve, sul trading stretto. In quest’ottica gli inviti alla vendita, neanche a una strategia di hold sono consequenziali. L’altro modo è strategico con una visione di medio – lungo periodo in quest’ottica si suggerisce l’hold o l’acquisto di asset azionari. Sono due presupposti incompatibili e se al momento attuale l’investitore strategico è investito per il 50% all’incirca in azioni ha ancora intatte le proprie possibilità di andare in guadagno prima dell’investiore tattico ammesso che questo sia uscito per tempo e restato fuori continuamente, perchè in condizioni di mercato come queste, quando le cose dovessero girare al bellino, le borse recupereranno la maggior parte delle perdite in pochissimo tempo non dando la possibilità a chi è fuori di entrare per tempo, a meno di cogliere che QUELLO è il momento del cambiamento.
    E allora solo in questo caso si completerà il ciclo della previsione perchè in mercati che scendono (così come in quelli che salgono) non si completa la previsione fino a quando non si indovina anche il momento di svolta contrario.

  7. MarcoDC in ha detto:

    Mercury,
    la prima cosa che ho fatto dopo aver letto il tuo articolo è stata quella di sapere chi è ‘sto LaRouche

    http://it.wikipedia.org/wiki/Lyndon_LaRouche

  8. mercury in ha detto:

    Marco, ho appena letto il tuo link.
    Sono contento di apprendere che si tratta di una persona non affidabile.
    Mi era preso un colpo…..
    Leggo con attenzione le analisi di Bertoncello perchè di questi tempi non si trova nessuno con un po’ di ottimismo.
    Certo è che effettivamente nessuno sa quale sia l’impatto dei vari derivati dei CDS ecc.
    Se fosse solo un problema di recessione economica
    sarei più tranquillo.
    Quindi, al di la di quello che dice LaRouche, rinnovo la domanda al Dott. Bertoncello :

    Da più fonti escono allarmi estremamente preoccupanti circa la quantità dei derivati in circolazione. La sua analisi incorpora anche questo pericolo ?

  9. Mink in ha detto:

    @ MarcoDC

    ti quoto in toto 🙂

  10. Ringrazio tutti per i commenti.

    Mercury, l’attendibilità di LaRouche è facilmente desumibile dalla biografia su Wikipedia, che MarcoDC ha avuto “l’accortezza” di postare. E comunque, non sono affatto d’accordo con quanto si dice nell’articolo che lei cita.

    Ne riprendo un passaggio:
    “Trasferendo le perdite delle banche sul bilancio statale, gli USA e gli altri governi che abboccano all’esca saranno costretti prima o poi a monetizzare il debito che per forza di cose non troverà più mercato. In altre parole, si troveranno nella stessa situazione della Germania di Weimar nel 1922: stampare denaro per evitare l’insolvenza.”

    La nazionalizzazione di un sistema bancario insolvente è quello che ha fatto la Svezia negli anni ’90. Con successo. E con costi che, alla fine, dopo che le banche sono state di nuovo privatizzate, si sono limitati al 2% circa del Pil di quel paese. (vado a memoria, ma penso di non sbagliarmi).

    L’idea poi che il debito degli Stati Uniti di oggi sia paragonabile a quello della Germania di Weimar degli anni ’20 (un paese distrutto da una guerra appena persa, da conflitti sociali devastanti e dall’onere insostenibile di riparazioni esorbitanti per danni di guerra) è di rara stupidità.

    Quanto ai CDS (la sua seconda domanda), ne ho parlato in questo articolo del gennaio scorso:
    http://investitoreaccorto.investireoggi.it/buffett-gross-e-gli-schemi-di-ponzi-delle-banche.html

    E’ un articolo che invito a rileggere e che consente di capire come sia Buffett che Gross avessero visto giusto.

    Il rischio posto dai CDS rimane. Sono strumenti strutturalmente viziati, come cerco di spiegare nell’articolo. Ma si sta cercando di ovviare, creando un mercato regolato.

    Giuseppe B.

  11. Mink,
    a lei debbo una risposta a parte. Il suo commento mi ha fatto un po’ sorridere. L’ho letto nella tarda serata di ieri (venerdì), poche ore dopo che lei l’aveva scritto. E in quelle poche ore il mercato americano era risalito del 7%. Il Titanic, per stare alla sua metafora, era miracolosamente riemerso dai flutti…e l’orchestra era ancora lì che suonava.
    Fuor di metafora, le dirò che io non mi sento granché in pericolo per le scelte d’investimento che ho fatto. Fino a ottobre, come ho scritto, ho investito cifre limitate in PUT sull’S&P/Mib, che mi hanno reso spesso percentuali superiori al 500%, e ho parcheggiato la quasi totalità dei miei risparmi in cash e in titoli di stato a breve-medio termine, con un residuo 15% in azioni ad alto rendimento come Eni o France Telecom.
    Dalla fine della prima decade di ottobre, ho cominciato a investire gradualmente in azioni, comperando ogni qual volta il mercato crollava verso i minimi, senza mettermi a inseguirlo nei rimbalzi (come ho scritto nel post che lei cita, un bear market non finisce da un giorno all’altro e anche un value investor – come me – che si senta attratto dagli attuali prezzi “da saldo” di molte azioni di qualità, è giusto che continui a esercitare prudenza).
    Resto tranquillo e convinto delle scelte che sto facendo e anche di quanto ho scritto nel blog. Lei vede un mercato che affonda. Io no, l’ho visto prima ma ora non più. Dei rischi sono stato consapevole da molto tempo, come ho raccontato nel blog sin dall’aprile dello scorso anno. Ora vedo più che altro opportunità.
    Per darle un’idea di come le nostre emozioni possano deformare la percezione che abbiamo della realtà, le farò un esempio. Lei mi cita, come “misura di tutte le cose”, il -17% che ha fatto l’S&P/Mib dalla data del 18 ottobre, in cui ho scritto “Punto di svolta”, alla chiusura europea di ieri, 5 dicembre.
    Ma io ho meno del 10% dei miei asset azionari investiti sul mercato italiano. Prendiamo un benchmark più significativo, come l’indice MSCI World in euro. Vado a memoria. Ma mi pare che l’ETF di Ishares costruito su questo indice abbia fatto segnare un minimo di 13,91 euro il 10 ottobre e abbia chiuso ieri – ovviamente alla chiusura europea – a 13,90 euro. Invariato, dunque, dopo due mesi di notizie sempre peggiori sull’economia. Dopodichè, il mercato americano è risalito del 7%. Sia l’S&P 500 che il Dow hanno chiuso ieri ben al di sopra dei livelli toccati il 10 ottobre, cui io facevo riferimento nel mio articolo “Punto di svolta.”
    Lei vede un mercato che crolla. Io vedo un mercato che, in una tremenda volatilità – tipica dei punti di svolta – cerca di stabilizzarsi dopo il crollo e non riesce più a scendere, nonostante il succedersi tambureggiante di cattive notizie. La metafora del Titanic sarà quella giusta o la sta inducendo in errore?
    Le sto dicendo questo per aiutarla a misurarsi con punti di vista diversi, e tenendo conto del fatto che lei non è un value investor. Forse non lo vuole essere, forse non sa bene cosa sia.
    Per un value investor, come me, il discorso che le ho fatto sin qui è in fin dei conti irrilevante. Certo, sugli investimenti azionari che ho fatto negli ultimi due mesi io non sto perdendo nè guadagnando. Su alcuni sono sotto del 5-10%, su altri sono sopra del 5-10%. Ogni giorno i saldi cambiano, anche di molto. Ma se anche perdessi – come non è – quel 17% che a lei sembra foriero di orrende tragedie, che sarebbe mai?
    Io compro perchè, da quando ho cominciato a investire, le azioni non sono mai state così a buon mercato. Compro nella ragionevole aspettativa, suffragata da un paio di secoli di storia dei mercati azionari, che da questi livelli – prima o poi – i prezzi risaliranno fino a cumulare nel tempo guadagni cospicui. Non m’importa di un altro eventuale -20% che possa nascondersi, come una trappola, tra le pieghe della storia dei prossimi mesi. M’importa di più di quel +600% che, come ho mostrato in un grafico che ho postato di recente in un paio di occasioni, i mercati azionari hanno saputo percorrere nell’arco di un decennio a partire da livelli valutativi analoghi agli attuali.
    Infine, io compro e vendo di rado e non seguo di continuo l’andamento dei mercati. Da quando ho cominciato a occuparmi attivamente e in prima persona dei risparmi di famiglia, mi sono mosso – in sostanza – in tre occasioni. Da liquido che ero portai l’azionario al 75% del mio portafoglio a cavallo tra la seconda metà del 2002 e l’inizio del 2003. Ho poi venduto gran parte di quelle azioni (scendendo al 15%) a cavallo tra il 2006 e il 2007. Ho ripreso a comperare ora. Come vede, all’attività vera e propria d’investimento dedico ben poco tempo. Piuttosto che farmi prendere dall’assillo di seguire su uno schermo, minuto per minuto, dei grafici bizzosi – che anche ieri l’hanno tratta in inganno – preferisco leggere, scrivere, pensare e dedicare ai miei figli più tempo che posso. Mentre l’S&P/Mib faceva ieri quei nuovi minimi che a lei sono parsi così allarmanti, io ero alla festa di compleanno di mio figlio Tiziano – in giubilo per i suoi 6 anni. La musica non era quella del Titanic e io mi sono molto divertito.
    Cordiali saluti,
    Giuseppe B.

  12. Volevo comunicare che ieri questo blog ha avuto quasi 900 visite 😀
    Ne sono estremamente felice, ed è, a mio parere, solo l’inizio. 🙂

    Aggiungo: di queste 900 visite, Google è responsabile solamente di una piccola frazione, 51 visite, poco più del 6%.

  13. mercury in ha detto:

    Grazie Dott. Bertoncello.
    Fa un gran piacere sentir parlare così in questo scorcio di fine 2008.
    Leggo da più fonti della possibilità di un bel rally di fine anno…..N.Y. ha gia dato qualche segnale ieri sera, +7% dai minimi di giornata !
    Speriamo che sia di buon auspicio.
    Ultima domanda :
    Ho un orizzonte temporale di soli due anni, poi il mio capitale deve essere impiegato per l’acquisto di un bene immobile.
    Conviene rischiare qualcosa o rimanere liquidi con BOT ? Pensavo ad ENI….o un fondo azionario europa.
    Buon W.E.

  14. MarcoDC in ha detto:

    Ciao Mercury,
    non l’hai chiesto a me ma ho da poco comperato casa e ti riporto la mia esperienza. Conosco una persona che ha avuto un’esigenza simile da poco e ti riporto la sua esperienza.
    Nel mio caso, quando ho iniziato a pensare di comperare casa ho fatto due conti, ho messo liquido da subito (BOT conti online remunerati PCT) tutto quanto mi sarebbe servito per la casa + una certa percentuale di “contingency”; ho finto di non averlo già + e ho organizzato il resto secondo le mie convinzioni come se fossero gli unici soldi rimasti.
    L’altra esperienza invece è legata al consiglio di un promotore che forse per interesse, forse per incapacità ha invece consigliato alla persona di cui ti accennavo di restare con parte del patrimonio perchè i mercati erano ai minimi. Ora, quando ha dato questo insensato consiglio i mercati erano ben lontani dai valori di adesso (purtroppo molto + bassi ora).
    Insomma, pur senza voler togliere risposta al Dott. Bertoncello, risposta che anzi auspico, se i soldi servono NON vanno investiti sperando di poterne disporre di + in futuro perchè è meglio la certezza di avere un certo ammontare che la possibilità di averne di + o il rischio di averne meno.
    Almeno così la penso io.

  15. piero in ha detto:

    buona sera a tutti, la crisi ormai è un fatto conclamato e dopo una discesa brusca e violenta un po tutti iniziano a chiedersi se è o sta arrivando il momento di iniziare a reinvestire in borsa o addirittura se il peggio è passato … Leggo un certo ottimismo del Sig. Bertoncello, io invece non riesco ad essere ottimista .. perchè ? dall’inizio della crisi mi sono fatto un’idea che mi frulla continuamente nella testa e tale idea non riesco a invalidarla in nessun modo … mi spiego:

    Il mondo fino a ieri aveva una “X” cifra di liquidità, tale liquidità era garantita sia realmente dalla famosa impresa del sig, brambilla che produceva rubinetti, sia dal sig. rocco che in campagna coltivava il grano e poi lo vendeva al mercato, (scusate gli es. stupidi); sia “VIRTUALMENTE” dalle istituzioni finanziarie mondiali sotto le più svariate forme dai CDS agli ABS MBS derivati etc etc.
    Ora è ben noto che solo i CDS ammontavano a circa 60 mila mld di $… ovvero il valore del Pil mondiale di un anno.. si dice che questi strumenti ammontano a circa 700000 mld di dollari …
    Tutto è andato bene fino a quando il meccanismo per una serie di motivi si è rotto.
    Partendo dai CDS dove le istituzioni finanziarie hanno iniziato a perdere tanti soldi a catena tutti questi strumenti hanno prosciugato la liquidità circolante nel sistema in una maniera che dire allarmante è dire poco.
    In pratica banche società nazioni stati (vedi ad es. california, minnesota etc etc) si trovano senza quella liquidità che finora gli ha permesso di tirare la carretta. La Fed & c. hanno iniziato a inondare di liquidità in tutti i modi chiunque ne avesse bisogno, con la speranza che la situazione migliori. La domanda che tutti ora si fanno è sarà sufficiente ? riusciranno i nostri eroi a salvarci da qs situazione ?
    PER ME NO e vi spiego anche il perchè.
    Semplicemente per me non esite più la liquidità (non parlo dei 700 mila, ma ad una parte di essi es. ABS CDS o MBS)che quei strumenti strutturati, derivati etc etc garantivano al sistema economico e che ci permetteva di vivere in un certo modo. E nessuna istituzione o stato la potrà più garantire. Vi faccio un esempio Credit Suisse …(pezzo rubato da A. Tour)

    La chiusura di fatto del mercato dei capitali ha impedito al CS di cartolarizzare ingenti crediti (ossia di impacchettarli in obbligazioni e di venderli) e, d’altro canto, la recessione americana ha aumentato esponenzialmente il rischio di alcuni di questi prestiti.
    In secondo luogo, non è un segreto che nel terzo trimestre di quest’anno la seconda banca svizzera ha perso alcuni miliardi in operazioni di trading condotte con il capitale proprio e che altri miliardi sono stati persi in ottobre e in novembre.
    Anche il CS è un enorme Hedge Funds, che usa i mezzi propri per giocare sui mercati finanziari, fino a poco tempo fa con una leva di 30. Ciò vuol dire che per ogni franco di capitale proprio ne prendeva a prestito 30 da terzi per moltiplicare l’entità delle proprie scommesse. Quando le scommesse si rivelano azzeccate, i guadagni vengono moltiplicati, quando però si rivelano sbagliate, le perdite a venir moltiplicate. È capitato al CS, che ieri si è affrettato a comunicare di aver diminuito del 34% da inizio trimestre e del 60% da inizio anno il «valore a rischio» (VaR) sottostante a un giorno delle operazioni di trading con i mezzi propri. La banca non ha voluto fornire cifre sull’entità dei mezzi propri utilizzati quotidianamente per le operazioni di trading. Ha invece comunicato di voler ridurre entro la fine di quest’anno le attività ponderate per il rischio a 170 miliardi di dollari. Tra queste figurano linee di credito ad Hedge Funds, finanziamenti a fondi Private Equity e così via.

    Se una tale banca ha operato con leva 30 e oggi non più dal mercato manca una bella fetta di soldi, quei soldi che finora ci hanno permesso di avere un certo tipo si sistema economico. E purtroppo come CS, ci sono nel mondo tante e tante banche che con leva maggiore e minore hanno operato allo stesso modo e fatto ancora peggiore non solo banche ma anche società multinazionali. Continuare ad operare in qs modo oggi non ha più senso vista la totale o quasi avversione al rischio da parte di chiunque.
    Dunque come si fa a vivere come si viveva fino a ieri se manca tutta questa liquidità ? Quante Società banche etc etc dovranno scomparire in quanto non avranno più “clienti” e “mercati” ?
    Cioè se qs strumenti garantivano un flusso di liquidità nel “sistema” pari a più volte il pil mondiale, come si può pensare che i 1000 o 2000 0 5000 mld creati dalle banche centrali possano essere sufficienti ? (non considero gli effetti collaterali dovuti alla creazione di qs soldi. E non prendo neanche in considerazione che visto lo stato in cui versa l’economia reale, gli stati nel prossimi mesi vedranno le loro entrate fiscali prosciugarsi in un modo ancor più impressionante della liquidità che ora non esiste più.
    Spero di aver trasmesso per bene il mio pensiero/pessimismo … per me come si è concepito questo mondo ora non ha più la forza di sopravvivere, manca l’elemento più prezioso “il sangue”. Mi piacerebbe avere la vostra opinione dei frequentatori di qs blog.

    grazie a tutti

  16. MarcoDC in ha detto:

    Piero, comprendo la preoccupazione ma fatico a capire il discorso nei particolari… CDS immagino tu inteda i credit default swaps… chi garantisce attraverso un CDS il rimborso di un’obbligazione nel caso l’emittente dovesse fallire avrebbe senza dubbio grossi problemi ad onorare gli impegni in caso di fallimento di grandi compagnie ma gli stati si sono prodigati e stanno prodigandosi affinchè questo non succeda e diciamo che se fallisse GM, per dire, il problema sarebbe innanzitutto il fallimento di GM, che porterebbe come effetto collaterale il rimborso “assicurativo”, non viceversa.
    ABS e MBS… gli MBS sono degli ABS.. o forse non riesco a comprendere bene cosa intendi.

  17. piero in ha detto:

    Cerco di spiegarmi,
    abs Asset Backed Securities
    mbs mortgage backed securities .. strumenti simili ma non uguali ,, per chi vuole una spiegazione terra terra .. http://www.borsaitaliana.it/documenti/rubriche/sottolalente/assetbackedsecurities.htm .. estraggo un piccolo pezzo … Secondo i dati della Thomson Financial League Tables, nel 2003 si sono avute 1175 emissioni per un totale di 581 miliardi di dollari e nel 2004 ben 1595 per 857 miliardi ..
    Ma guardate qui …
    http://www.thomsonreuters.com/content/PDF/financial/league_tables/de/2008/3Q08_debt_capital_mkts.pdf.. una panormanica del debito mondiale nei vari aspetti, e guardate come nel 2008 ci sia stato un sempre più rapido contrarsi dell’emissione di strumenti che garantivano liquidità al sistema sotto le più svariate forme …beh spiegatemi come senza questa liquidità possiamo ancora immaginarci il mondo così come è quello odierno …
    Ripeto attenzione, non prendiamo in considerazione i milioni di disoccupati i fallimenti etc etc … concentriamoci solo su qs aspetto la mancanza di liquidità … sono numeri impressionanti dove nessuna autorità centrale può pensare minimamente di uscirne fuori in maniera indenne ..

  18. piero,ottimo post! Vedi anche l’ultima newsletter di Bill Gross…
    Il “bottom” verrà raggiunto quando nessuno sarà più interessato alla borsa, con bassi volumi in un mercato “noioso”. La maggior parte di voi avrà capitolato e venduto tutto, gridando “fatemi uscire di qui”. Un altro segno sraà quello che siti come Finanzaworld.it di Francesco Carlà o il suo blog chiuderanno perchè non ci saranno più iscritti.
    Saluti a tutti

  19. Scusate questo commento dopo pochi minuti dal precedente, ma non ho resistito perchè leggendo ,subito dopo aver commentato qui, l’ultimo post di Brad Steenberger nel suo blog (che giustamente anche Bertoncello ha tra i suoi preferiti), ho letto questa sua frase: “I suspect we’ll see an end to the secular bear market when investors lose the peace of mind associated with buy-and-hold”. Sottoscrivo!

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