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Il fragile rally delle Borse dai minimi di marzo

Di che natura è stato il rally delle Borse dai minimi di marzo? Questo è l’interrogativo che giustamente si pongono molti investitori.

E’ evidente infatti che si possono concepire due scenari opposti a seconda che il movimento rialzista innescatosi due mesi fa col salvataggio della banca d’affari Bear Stearns sia interpretato come un semplice “rimbalzo” in un trend primario discendente (bear market) oppure come una decisiva inversione del ciclo da cui prende le mosse un nuovo bull market.

Come insegna Martin Pring nel suo classico manuale Analisi tecnica dei mercati finanziari, nell’andamento delle Borse è possibile distinguere tendenze primarie (mercati toro e mercati orso), tendenze intermedie (sia nel senso del trend primario che in controtendenza, nel qual caso prendono il nome di “correzioni” in un trend ascendente o “rimbalzi” in uno discendente) e infine tendenze di breve termine, poco significative e della durata di qualche settimana al massimo.

Quello sviluppatosi negli ultimi due mesi è, con ogni evidenza, un movimento intermedio. Ma di che genere? Ripeto, si tratta dell’avvio di un nuovo trend primario rialzista o di un insidioso rimbalzo in controtendenza rispetto al trend primario ribassista (bear market rally)?

Caratteristiche dei trend intermedi

Vorrei riportare la descrizione, chiara e accurata, che Pring fa dei movimenti intermedi del mercato. Ci sarà d’aiuto. Ecco cosa scrive, a pagina 50 del suo tomo:

“[…] Esistono fondamentalmente due tipi di movimenti di prezzi intermedi: il primo, che segue la direzione del trend principale, può essere chiamato trend intermedio primario; il secondo è una fase di durata variabile dalle quattro settimane ai tre mesi (e talvolta anche più) che di norma ripercorre in senso inverso da un terzo a due terzi del cammino coperto dal trend nella fase intermedia immediatamente precedente e viene chiamato movimento secondario o di reazione.”

“Dato che una fase intermedia primaria segue la stessa direzione del trend primario di mercato, il più delle volte essa ha durata superiore a quella dei movimenti secondari di controtendenza; la sua grandezza è generalmente superiore anche in termini di variazioni di prezzi.”

“Essendo queste fasi di controtendenza notoriamente difficili da prevedere per carattere, entità e durata, dal punto di vista del trading andrebbero di regola evitate poiché quasi sempre soggette ad alti e bassi che possono creare confusione; esse sono per natura ingannevoli e possono quindi rivelarsi molto pericolose.”

Estensione del rally dai minimi di marzo

Torniamo all’andamento dei mercati azionari. Quello italiano ha toccato i massimi a metà del maggio di un anno fa, è poi sceso del 32% fino ai minimi di metà marzo, ha quindi recuperato un terzo circa di quel ribasso. Quello americano è sceso del 20% circa da metà ottobre a metà marzo, ha poi recuperato la metà delle sue perdite. Quello mondiale (MSCI World, denominato in euro) ha ceduto il 28% prima di riguadagnare il 40% circa di quel movimento ribassista negli ultimi due mesi.

Per durata e intensità, il trend intermedio tuttora in corso è perfettamente all’interno del range definito da Pring come caratteristico dei “movimenti secondari o di reazione”. Insomma, potrebbe benissimo qualificarsi come un bear market rally, “ingannevole” e “pericoloso” com’è nella natura di queste rapide avanzate in controtendenza.

D’altra parte, non si può escludere che il movimento acquisti consistenza e si estenda, assumendo le caratteristiche più proprie alla fase iniziale di un nuovo bull market.

Ma quanto è realistica questa seconda linea interpretativa?

Applicazione di un principio tecnico importante

Sempre Pring, nel suo libro, opera un’utile semplificazione quando tratteggia il seguente “principio tecnico importante”:

“In ogni momento vi sono quattro fattori che incidono sul prezzo: psicologico, tecnico, economico e monetario.”

Si tratta degli aspetti che anche a me è venuto istintivo passare in rassegna negli ultimi giorni.

L’ho fatto per mio conto, perché avevo la sensazione che il trend intermedio iniziato a metà marzo potesse essere prossimo a esaurirsi e non volevo farmi trovare impreparato dalla prossima fase di mercato.

Per i miei lettori ne ho ricavato, animato dalle stesse motivazioni, i due post Economia Usa, i rischi di recessione restano alti e Tra bear market e Bear Stearns, dove va la Borsa?

In quegli articoli sono arrivato alla conclusione che:

a) nei mercati c’è troppo ottimismo (fattore psicologico negativo);
b) l’economia Usa sta peggiorando ed è in recessione o prossima alla recessione, nonostante il parere contrario dei più (fattore economico negativo, che potrebbe facilmente essere ampliato su scala globale, notando come anche in Europa e Asia la congiuntura si sta deteriorando);
c) “il cavallo non beve”, e cioè, a dispetto dell’imponente azione distensiva di politica monetaria messa in atto dalla Federal Reserve, il credito – sia alle imprese che al consumo – si sta contraendo (fattore monetario negativo).
d) un mercato orso che si fosse concluso a marzo sarebbe un animale strano, troppo mansueto e benigno rispetto ai tipici bear market del passato (fattore tecnico negativo).

Analisi tecnica del rally dai minimi di marzo

Questo aspetto – quello tecnico – merita però di essere approfondito con un’analisi attenta non solo al lungo periodo ma anche ai caratteri specifici del rally recente dai minimi di marzo.

E qui vorrei fare riferimento a un articolo che Brett Steenbarger, uno dei miei analisti preferiti, ha pubblicato oggi sul suo eccellente blog, TraderFeed.

Steenbarger fa ampio uso di una serie di indicatori, come la performance settoriale, i nuovi massimi e nuovi minimi, la linea advance/decline (A/D) e i flussi di moneta, che in gergo tecnico possono essere accomunati sotto la dizione di market internals – e cioè indicatori “interni” al mercato, atti a illustrare la solidità, l’ampiezza e la forza di un trend.

Si tratta, a mio avviso, della parte più utile dell’analisi tecnica, che per il resto – nell’uso di massa che viene fatto di trendline, supporti e resistenze, o figure variamente interpretate – mi lascia invece alquanto indifferente.

Cosa ci dicono, dunque, i market internals del recente rally?

Quello che segue è il grafico pubblicato da Steenbarger.

Mostra come all’ascesa delle quotazioni del New York Stock Exchange (NYSE, grafico in alto relativo agli ultimi sei mesi) non ha corrisposto un pari recupero della linea A/D (grafico più in basso).Dopo un iniziale impulso, il rally ha perso rapidamente ampiezza e vigore, diventando sempre più selettivo. I guadagni degli indici sono insomma attribuibili all’andamento di pochi titoli, mentre la “truppa” è rimasta indietro.

L’analisi settoriale conferma questo responso. Negli ultimi due mesi il mercato azionario americano ha sì dimezzato le perdite dei cinque mesi precedenti, ma per effetto, in larga misura, di una rotazione che ha beneficiato alcuni settori – come gli energetici, i beni di consumo discrezionali e i tecnologici – a scapito di altri – tra cui farmaceutici, finanziari e largo consumo.

Uguale è il verdetto dell’indicatore New High-New Low, che mette a confronto il numero di titoli che fanno segnare nuovi massimi e nuovi minimi a 52 settimane. Nell’ultimo mese, per quanto gli indici di mercato siano saliti, il New High-New Low è rimasto praticamente piatto: 797 nuovi massimi rispetto a 747 nuovi minimi.

“Questa non è la condizione di un mercato sano”, osserva Steenbarger. “Non posso immaginare che il mercato riesca a sostenere un significativo movimento rialzista su una base così selettiva.”

La sua conclusione è convincente. Il rally dai minimi di marzo, per quanto apparentemente vivace nell’andamento di prezzo degli indici, è stato in verità asfittico e fragile. Non è di questa pasta che sono fatte le fasi iniziali di un nuovo bull market, che sono invece cariche di energia repressa.

I quattro fattori ricordati da Pring – psicologico, tecnico, economico e monetario – per quanto io riesca a vedere sono tutti, nel complesso, di segno negativo.

La situazione può cambiare. La mia analisi è senz’altro fallibile e incompleta. Ma, al momento, sarei molto sorpreso di vedere il rally continuare ancora per molto. Più probabile, mi pare, è che prima o poi si torni ai minimi di marzo per spingersi, magari, anche oltre.

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2 pensieri su “Il fragile rally delle Borse dai minimi di marzo

  1. Financialmarketslab in ha detto:

    Concordo su questa visione di medio lungo periodo sulle borse; troppe ancora le incognite per diventare positivi di medio lungo termine; il rimbalzo in atto sulle Piazze azionarie è ancora troppo fragile e sono convinto che a breve i nodi verranno al pettine.<br/>Solitamente un bull market si sviluppa attraverso diverse fasi ampiamente documentate dalla teoria di Dow e l’attuale ritorno di positività sulle Borse ha le sembianze di una “speranza” dopo la fase di depressione avutasi. Financialmarketslab.blogspot.com

  2. Pingback: Mercati azionari, un rimbalzo senza qualità

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