Rialzati Italia
Amo il sabato. Mi posso dedicare ai figli, allo sport, agli svaghi in genere e anche alle amenità – come lo slogan che Silvio Berlusconi avrebbe scelto per la sua campagna elettorale: “Rialzati Italia”. Conoscendo la passione di Berlusconi per i miracoli e il complesso di superiorità da cui è afflitto, immagino che lo slogan sia stato ispirato dall’episodio evangelico in cui Gesù guarisce un paralitico.
“’Alzati – disse allora Gesù al paralitico – prendi il tuo letto e va’ a casa tua’. Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.” (Matteo 9, 6-8)
L’immagine evoca messaggi che qualche effetto forse l’avranno nell’imminente campagna elettorale: l’Italia in paralisi, interventi dall’alto che sbloccano la situazione, un potere grande finalmente dalla parte della gente.
Dove però fatico di più a capire la scelta di Berlusconi è nell’implicita presunzione che un’Italia che si rialzi sia pronta a vedere in lui il suo salvatore.
Su questo ho dei dubbi. Mi pare infatti più probabile che un’Italia di nuovo in movimento dica a lui, come ad altri che hanno presieduto al declino italiano dell’ultimo quindicennio: “prendi la tua poltrona e va’ a casa tua.”
Fare qualche conto, per un’Italia non più paralizzata, sarebbe facile.
Da quel 26 gennaio 1994, che nei proclami di Berlusconi doveva segnare – con la sua “discesa in campo” – l’avvio del “miracolo” italiano, sono trascorsi 5127 giorni di progressivo declino.
Con qualche alto e basso, naturalmente. Ma la direzione è stata quella.
E chi sono stati, per così dire, gli azionisti di riferimento di un lungo periodo di stasi che minaccia di portare alla necrosi?
Ecco le quote:
Berlusconi ha passato 2054 giorni come Presidente del Consiglio, pari al 40,1% del tempo trascorso dalla “discesa in campo.”
Prodi: 1518 giorni, pari al 29,6%
D’Alema: 552 giorni, pari al 10,8%
Dini: 487 giorni, pari al 9,5%
Amato: 412 giorni, pari all’8,0%
Ciampi: 104 giorni, pari al 2,0%.
Dopo De Gasperi, Andreotti e Moro, Berlusconi è il politico che ha più a lungo occupato la carica di capo del governo nell’Italia repubblicana.
Ha 71 anni, 5 figli e 3 nipoti. Potrebbe fare il nonno, occupazione a cui il suo rivale Prodi ha già detto di volersi dedicare a tempo pieno.In alternativa, se si sente ancora troppo pieno di energie e di progetti, perchè non torna a guidare le sue aziende? Ne hanno bisogno.
Mi sono permesso di fare qualche conto in tasca a Berlusconi. E sono preoccupato. Le sue ricchezze, negli ultimi anni, si sono quasi dimezzate. Il suo impero rischia di andare in malora.
Passi per il Milan, che è quinto in classifica a 20 punti dall’Inter. Ma Mediaset, Mediolanum e Mondadori, a giudicare dalle quotazioni di Borsa, sono alla deriva.
Ecco i grafici degli ultimi tre anni (tratti dal sito di Borsa Italiana), confrontati all’andamento dell’indice S&P/Mib:
Per un azionista qualunque c’è di che strapparsi i capelli.
Berlusconi, ora che i capelli li ha, non si abbandoni però ai gesti di sconforto. E’ padrone e vuole essere salvatore? Torni dunque alle sue aziende. Dia fondo ai suoi poteri taumaturgici. Le faccia rialzare. Sono loro, e non certo l’Italia, ad avere bisogno di lui.
bellissimmo articolo,come sempre del resto,
Risollevare le sue aziende?E’ proprio per quello che deve essere rieletto! (Oltre ad evitare qualche processo)Le leggi ad personam si sono dimostrate molto efficaci per le sue aziende se non sbaglio. Tanto per iniziare ad esempio eviterà la concorrenza per Mediaset (Europa7) con una legge di riforma del sistema televisivo appositamente disegnata. Legge, che dopo qualche anno verrà giudicata anticostituzionale o contro il diritto comunitario…ma intanto prenderà tempo e magari poi ne farà un’altra.Scommettiamo che appena vince le elezioni tutte e tre le sue aziende risalgono?
Devono essere gli italiani a non votarlo o l’opposizione a fare una legge sul suo mega conflitto di interessi. Ieri sera Retequattro sembrava una rete da Paese Sud Americano, tipo Cuba o Venezuela solo che al posto di Castro o Chavez c’era il suo editore che parlava del nostro futuro. Cosa da far rabrividire!
Fermiamoci, meditiamo, analizziamo e votiamo. Umiliamo Silvio Berlusconi.
Andrea,anche quando uso l’ironia, nei post di argomento politico il mio obiettivo è quello di stimolare la riflessione piuttosto che attizzare la passione delle tifoserie.Umiliare Berlusconi non era lo scopo del mio articolo. Ho voluto invece riprendere, con diverso linguaggio e da diversa angolatura, un discorso che avevo già affrontato a novembre, in un post dal titolo “La democrazia della falsa alternanza” (e in un commento che avevo poi aggiunto lì, in calce).Con il suo slogan “Rialzati Italia”, Berlusconi cerca al tempo stesso di scaricare tutte le responsabilità della stasi italiana sui 19 mesi di governo di centrosinistra e di accreditarsi, per l’ennesima volta, come il leader del nuovo “miracolo” italiano.Gli slogan, naturalmente, sono fatti per emozionare e sedurre. Ma penso che ci riescano se hanno un qualche fondamento nella realtà. Questo “Rialzati Italia”, in bocca a Berlusconi e a una classe dirigente che lo circonda, immutata, da quasi 15 anni, francamente mi pare troppo dissociato dalla realtà per poter funzionare.Il declino italiano non dura da 19 mesi, ma da decenni. E in tutto questo periodo, quel gruppo dirigente che ora girerà il paese e le piazze televisive urlando “Rialzati Italia” è stato al governo per il 40% del tempo. Ha avuto poteri e capacità d’azione che nessun altro ha potuto avvicinare.Berlusconi è dunque un uomo politicamente vecchio, per il quale il tempo delle promesse è scaduto.In sottofondo, c’è la questione che analizzavo, appunto, nel post “la democrazia della falsa alternanza.”Il ricambio delle classi dirigenti è il meccanismo centrale di ogni democrazia. La democrazia è un metodo di governo concepito per limitare il potere, per impedirne le concentrazioni eccessive che degenerano in regimi liberticidi. In qualsiasi altra democrazia occidentale, non sarebbe stato concepibile ricandidare un leader che è stato già sfiduciato come premier una volta nel 1994, e sconfitto alle elezioni per ben due volte, nel 1996 e nel 2006.Il fatto che si ripresenti oggi configura la sua ennesima ricandidatura come un mero progetto di conservazione del potere, non un progetto di governo.Spero che l’elettorato, che penso sia collettivamente interessato a vivere in un paese economicamente florido, riesca a cogliere il nesso tra stasi politica e stasi economica. Consentire l’indefinita permanenza al potere degli stessi apparati politici non può essere la condizione per liberare energie nuove nell’economia nazionale.C’è infine la questione che toccavo nel mio commento al post di novembre. Nei paesi anglosassoni, che hanno insegnato al mondo il metodo democratico, e che rimangono democrazie ben funzionanti, c’è un’istintiva comprensione del fatto che, per assicurarsi che un leader politico dia il meglio di sè quando arriva a guidare il governo, è necessario che quello sia il suo “canto del cigno.”Non ci devono essere illimitate possibilità di replica. Se no un leader finirà per essere troppo tentato da politiche opportunistiche e populistiche, finalizzate a consolidare la sua permanenza al potere, anzichè perseguire (anche) ciò che gli appare necessario nell’interesse della collettività.E’ grazie a questa saggia e pragmatica visione della politica, che gli Usa hanno congedato leader molto popolari come Reagan o Clinton, e la Gran Bretagna ha fatto lo stesso con la Thatcher e con Blair.In Italia, ci siamo abituati nella prima repubblica ad assistere al continuo ritorno al potere delle stesse consorterie, in conseguenza di lotte e alleanze che venivano condotte nelle segrete stanze delle segreterie dei partiti. Abbiamo così avuto otto governi De Gasperi, sette governi Andreotti, sei governi Fanfani, cinque governi Moro e cinque governi Rumor.Si è tentato di cambiare con la seconda repubblica. Si è detto: Basta crisi pilotate dalle segreterie di partito! La parola agli elettori! E rischiamo ora di avere un quarto governo Berlusconi, a 14 anni di distanza dal primo.La mia opinione è che l’Italia merita di meglio.Non so se Berlusconi vincerà. L’elettorato è così pervaso da cattivi umori, così deluso e stanco, che ci potrebbero essere sorprese.Ma per consolarmi, sono andato a vedere che sorte toccò anche ai migliori “cavalli di razza” quando tornarono, ormai logori e oltre la soglia dei 70 anni, per l’ennesima volta alla guida del paese.L’ottavo governo di De Gasperi durò un mese, il sesto di Fanfani tre mesi, e il settimo di Andreotti (campione anche in questo) un anno o poco più.Insomma, si barcamenarono per poco da “anatre azzoppate.” Potrebbe essere il destino di Berlusconi. Ma spero che gli italiani vogliano evitare a lui, e più ancora a se stessi, questo inutile e deprimente spettacolo.
Questa classe politica dovrebbe essere umiliata in toto.Berlusconi è forse il meno peggio,il che lascia intendere come siamo messi in questo paese.
questa e’ la perla del nostro:senza paroleNon ho mai fatto affari con la politica, anzi ci ho perso e basta. (dal Corriere della Sera, 6 gennaio 2006)