La debacle dei fondi comuni italiani
Mi era sfuggito un interessante articolo di Beppe Scienza (nella foto) sulla debacle dei fondi comuni italiani. Pubblicato su Libero Mercato il primo di settembre, riporta i risultati dell’analisi condotta ogni anno dall’ufficio studi di Mediobanca sull’industria dei fondi italiani.
E’ uno studio accurato e importante, visto che passa ai raggi X la bontà o meno delle scelte d’investimento di ben undici milioni di italiani, che affidano ai fondi comuni almeno una parte dei loro risparmi. Purtroppo viene divulgato in piena estate, quando i risparmiatori italiani sono alquanto distratti.
I risultati, come sintetizza Scienza, sono catastrofici.
Solo il 14% dei fondi, nel 2006, ha fatto meglio del benchmark (e cioè del mercato di riferimento). La percentuale scende addirittura al 2% se si allunga l’orizzonte temporale al quinquennio 2002-2006.
E c’è un terzo dato che fa rabbrividire: nessun gestore ha fatto meglio del benchmark con almeno la metà delle masse amministrate. E cioè, non c’è gestore che abbia saputo ottenere i risultati che chiunque, anche il più inetto tra noi, avrebbe potuto portare a casa investendo direttamente negli indici, ad esempio attraverso gli Etf.
Scienza, che insegna matematica all’Università di Torino e dice quello che pensa e che gli dimostrano le cifre, se la prende anche con la stampa economica. Giustamente, dico io, che pure faccio il giornalista. Il continuo sbandieramento di classifiche, tabelle, assegnazioni di stelle di merito è, in sostanza, una presa in giro – anche se in molti casi viene fatto, aggiungo io, più per pigrizia e ignoranza che per dolo.
Le classifiche non dicono nulla o perché manca il confronto con i benchmark, o perché i periodi analizzati sono troppo brevi e danno conto di risultati che sono casuali, o perché – come sottolinea Scienza – non c’è nessuna cura nel verificare se il gestore è cambiato o meno.
Succede spesso che i fondi restano ma i gestori si alternano. E siccome l’abilità nel battere il mercato, se c’è, può solo essere del gestore, seguire la performance del fondo senza interessarsi del gestore è un esercizio privo di senso.
E’, questa, una polemica che anch’io ho già fatto, con un po’ di certosina attenzione al dettaglio, nel mio post Classifiche dei fondi: come evitare le trappole.
La conclusione qual è? Per Scienza gli undici milioni di italiani direttamente coinvolti farebbero bene a lasciar perdere i fondi comuni italiani, che servono soltanto a ingrassare i profitti già copiosi delle banche, e a investire i loro soldi in titoli di Stato ed Etf, “magari evitando quelli astrusi.”
A grandi linee, fermo restando che qualche eccezione c’è sempre, è una conclusione da condividere.
Considero i consigli per gli investimenti solo aria fritta.Per quello che può servire prima di investire in fondi comuni, l’investitore dovrebbe poter valutare il comportamento dei singoli fondi confrontato con gli altri fondi della stessa categoria.Finora questa informazione sui fondi comuni italiani non esisteva su internet.La metto a disposizione sul mio sito gratuitamente (www.abfondi.it) Se lo ritiene utile può insertire l’informazione nel suo blog.