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Preti pedofili e Provvidenza

Per un laico padre di famiglia, come me, a leggere le cronache sui preti pedofili non c’è proprio nulla di cui rallegrarsi. Dal mio punto di vista, comunque la si racconti, è una storiaccia, compreso il coinvolgimento della gerarchia cattolica, che forse per illimitata fiducia nella giustizia divina ha fatto di tutto per sottrarsi a quella umana. E qui potrei chiudere il mio post. C’è però, come sempre, almeno un altro punto di vista. Subito non ci avevo pensato. Ma poi ho avuto una specie di illuminazione.

E a posteriori devo dire che a sforzarsi di considerarli, questi diversi punti di vista, qualcosa di interessante, se non addirittura di stupefacente, si finisce per capirlo. Vediamo cosa.

La diocesi di Los Angeles pagherà 660 milioni di dollari per risarcire 508 vittime degli ultimi 40 anni. E questo fa lievitare il totale degli indennizzi cui finora la chiesa americana è stata condannata a 1,5 miliardi di dollari. Non sono ancora cifre da bancarotta. Ma poco ci manca.

Per esempio, per saldare questo conto la diocesi di Los Angeles, una delle più ricche, dovrà dismettere parte di un patrimonio che, se le stime che ho visto sono corrette, ammonta a 4 miliardi di dollari. Se ne va dunque, in un colpo solo, oltre il 15% di un gruzzolo cospicuo, che i fedeli – immagino – saranno ora restii a rimpinguare.

E poi c’è da provvedere al presente e all’avvenire (penso a quello reale, denso di incognite, e non a quello di carta, più incline alle certezze). Il maxi-risarcimento copre le cause intentate fino a due anni fa. Ma è improbabile che i casi di pedofilia tra i preti si chiudano qui.

Per capirlo basta vedere i numeri. Si parla sinora di diverse migliaia di casi di abusi (c’è chi dice che 10 mila siano una stima per difetto) per un clero, quello statunitense, che conta 46 mila membri. Il rapporto membri/abusi è impressionante: quasi come se ci fosse un caso di pedofilia per ogni famiglia italiana.

Ho letto, a questo proposito, un’intervista di monsignor Rino Fisichella (nella foto in alto) al Corriere della Sera, in cui esponeva, tra gli altri “ragionamenti” (monsignor Fisichella ha bazzicato i Gesuiti e ha la tendenza a ragionare molto, a volte, forse, fin troppo), anche la considerazione che gli atti di pedofilia, pur “esecrabili”, “vengono registrati, e in modo anche più frequente, anche dentro altre categorie sociali.”

Della pedofilia molto mi sfugge. Non so dunque a chi si riferisca monsignor Fisichella (giornalisti, politici, galeotti? O quale altra feccia?). Lui è però uno bene informato. Avrà le sue fonti e su questo punto, per la verità alquanto spuntato, non ho difficoltà a dargli credito: la pedofilia non è una prerogativa solo dei preti.

Resta però il fatto che, come l’atteggiamento di monsignor Fisichella lascia intendere e i numeri comprovano, i preti sono soggetti a rischio che operano in contesti ambientali a rischio. Un po’ come degli alcolisti che facciano uso assiduo dell’auto. Gli incidenti si ripeteranno. E proporre, a titolo di sanzione, il sequestro del “mezzo” è nel caso dei preti pedofili più facile a dirsi che a farsi.

Leggo che diverse diocesi si sono assicurate. Ma quanto costeranno ora i premi? Non so se queste polizze contemplino la formula bonus/malus. Se così fosse, il declassamento alla classe di merito più onerosa mi pare inevitabile. Insomma, per le diocesi, c’è da scommetterlo, i salassi sono appena cominciati.

Vabbé, dirà qualcuno. Sono, siamo nei guai. E il diverso punto di vista, che annunciavo all’inizio, dove sta? E’ che tra tutta questa melma potrebbe farsi strada un progetto della divina Provvidenza.

Sia chiaro, io non posso dire d’intendermene. Non oso neppure ipotizzare di cosa Essa si occupi. E ho l’impressione che chi si proclama esperto tiri spesso a indovinare. Ma vedo ora, dopo un’improvvisa illuminazione, due esiti di questa storiaccia, che, lo dico sommessamente, a me sembrano entrambi provvidenziali.

O la Chiesa sarà finalmente ridotta a quella evangelica povertà, che in due millenni ha sempre detto di voler cercare senza mai trovarla; oppure ai preti, a conclusione di un’estenuante e perdente lotta contro natura, sarà consentito di vivere la sessualità in modi un po’ meno perversi e, per la Chiesa, meno dispendiosi.

Delle due, quest’ultima è senz’altro la soluzione più agevole. Col sesso, dopo tutto, è facile divertirsi in modo salutare senza spendere grosse cifre. Mentre per la povertà evangelica non vedo un’autentica vocazione, soprattutto in una gerarchia cattolica che a volte sembra credere, come ricordava il compianto Montanelli, in un Dio “non solo Uno e Trino, ma anche Quattrino.”

Ma sarebbe stolto cercare di porre limiti alla Provvidenza. Comunque vada, quella che uscirà dallo scandalaccio dei preti pedofili dovrebbe essere una Chiesa migliore. Ne abbiamo bisogno. Deo gratias!

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